Assieme ai giovani amici della Firenze cosmopolita, mio padre si divertiva poi da ragazzo a parlare in un linguaggio tra loro detto “scilinguagnolo”. Allo scilinguagnolo lui fa riferimento in una lettera spedita nel 1939 da Sapporo (Giappone) all’amico artista futurista Ernesto Michahelles, detto Thayaht, conservata al Mart di Rovereto. Descrivendo la comunità di studiosi e antropologi (ma non solo) che orbitava a Sapporo attorno alla Università, mio padre gli scriveva: “qui si parla (…) una lingua composta di pezzetti di inglese, tedesco, francese, italiano, giapponese, latino, greco e sanscrito. È una grande scuola per lo scilinguagnolo!”. Una scuola durata una vita, e che ha accompagnato sin dall’infanzia il nostro background familiare con un parlare costellato di scilinguagnoli.
Dall’Introduzione
delle Gnòsi delle Fànfole
di Toni Maraini