Rondò Italiano

È una composizione in quartine rimate e incatenate; ogni quartina è a rima alternata, ma l’ultimo verso rima col primo della strofa seguente, per cui ciascuna rima risulta ripetuta quattro volte (e solo quattro volte, perché la stessa rima non si deve più incontrare). Il verso finale dell’ultima quartina, che non ha una strofa successiva, si riallaccia all’inizio, facendo rima con il primo verso della poesia.
L’andamento delle rime pertanto è questo: ABAB / BCBC / CDCD / DEDE / …. / XAXA.
Il tutto dà l’idea di un ballo circolare, fatto ruotando su se stessi e girando contemporaneamente anche la sala, fino a tornare al punto di partenza. Per questo  Gioia Guarducci poetessa dell’Accademia Alfieri di Firenze, ha proposto il nome “Rondò”, a cui poi è stato aggiunto l’appellativo “italiano”, per caratterizzarlo meglio e distinguerlo dalle forme musicali e metriche che hanno il generico nome di rondò.
Si riporta l’inizio e la fine del primo rondò della storia della poesia, “Ottobre” di Dalmazio Masini:

Troppo uguale a quest’aria mi ritrovo
a questo dolce scivolare d’ore
che son per me come un vestito nuovo
mollemente avvolgente e protettore,

poco o niente rimane del furore
che accompagnò i miei passi appena ieri
quando bastava un cenno intenditore
ad accendere istinti avventurieri.

. . . . . . . . . .

Come il tepore è prossimo a morire
verso una fredda meta i passi muovo
ma pur se teso a questo divenire
bacio l’ultimo Sole e mi commuovo

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25 settembre 2012
estratto da La Metrica Italiana
di Mario Macioce
www.accademia-alfieri.it