Presentazione “Bubusettete -Alle origini di Roma” 24 maggio 2024

Una breve galleria di foto della presentazione e a seguire la recensione di Maurizio Rossi sull’opera.

Leone Antenone “Bubusettete -Alle origini di Roma” La Ruota Ed. RM, 2024

Da “storia maestra di vita” a “storia da sintetizzare, insegnamento secondario” (come il Latino) ce ne passa, di tempo e di visioni esistenziali ed educative!
È vero, la storia, con tutte quelle date, battaglie, trattati, nomi di re e imperatori, è noiosa e difficile da far accettare soprattutto da bambini e ragazzi, e non solo…Ma questo è vero per tutte le materie, che vanno offerte e spiegate in modo da coinvolgere attivamente coloro che apprendono.
Leone sceglie un’altra strada: si ispira all’ Enneagramma dei tipi psicologici, strumento di origine Sufi che è frutto della cultura babilonese, per spiegare come ognuno sia legato alle proprie passioni, sia nella visione del mondo, che nella prassi. Dunque il personaggio storico come tipo psicologico, espressione di passioni positive o negative, vizi o virtù.
Perché Bubusettete? Il termine richiama un gioco che si fa ai bambini, ma anche uno scongiuro, forse, che si perde nella notte dei tempi. L’autore dice che l’apprendimento può avvenire attraverso il gioco, specie per i più piccoli (e questo libro è dedicato proprio al nipote); che si può continuare a giocare anche da grandi- certo in un modo diverso – trovando dentro di sé, magari con l’aiuto di qualcuno/a – la propria inclinazione e le aspirazioni che tendono a farci migliorare, anche quando altri/e vorrebbero farci diventare peggiori di quello che siamo.
Le parti del libro sono “Regnum” in cui si presentano i sette re di Roma, con i loro vizi; “Res publica” con le sette virtù incarnate da altrettanti personaggi storici di quel periodo; “Bonus”, che aggiunge -sempre attraverso figure femminili- due vizi e due virtù, per raggiungere i “nove tipi psicologici” e “Post scriptum” , con note esplicative tratteggiare brevemente coloro di cui si narra e le loro azioni. I titoli delle sezioni in latino contribuiscono ad ambientare nel luogo e collocare nel tempo storico; il romanesco dei componimenti, scritti secondo un preciso stile metrico, aggiunge leggerezza, schiettezza e satira -proprie del dialetto di Roma. Non solo: anche a quel tempo si parlava un latino ufficiale e un altro colloquiale, pratico, economico: molto probabilmente dal secondo, attraverso rimodellamenti e contaminazioni con altre lingue e dialetti, provengono il romanesco e i dialetti affini.
Stilisticamente si tratta di composizioni di sette endecasillabi (richiamano forse i sette re di Roma) i primi cinque rimati alternativamente e gli ultimi due a rima baciata; le rime concatenate tra le varie composizioni, contribuiscono a formare un poema di sapore epico: è questo un altro aspetto originale dell’opera poetica.
Leone ormai da tempo compone quasi esclusivamente in romanesco, tuttavia il suo non è un dialetto rigido, né accademico, ma incline al colloquiale: d’altronde le sue poesie acquistano un sapore particolare quando vengono declamate da lui stesso, come piccole rappresentazioni o bozzetti teatrali.

20 maggio 2024
Maurizio Rossi

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