Questa forma poetica che leggerete di seguito, vuole essere un poco, una sperimentazione che cerco di portare avanti all’insegna dell’essenza poetica, come nella migliore tradizione dialettale. Si rifà, nello stile di massima, un poco al tradizionale Haiku, solo che diversamente da esso, possiede un titolo e (tanto per complicarci un po’ la vita) comprende un sostanziale arricchimento dato dalla rima che incrocia:
A) nel primo e terzo verso, entrambi quinari, cioè rigorosamente di cinque sillabe;
B) che incrocia due volte in rapida successione sul verso centrale settenario (cioè composto da 7 sillabe), esclusivamente sulla terza o quarta sillaba e sulla settima.
schema:
A
(b)B
A
Esempio:
ER POETA
Un còre eccerso
se fionna in cima all’onna
e slonga un verso.
L’ho voluto chiamare “Nodo Corto” perché dalle rime ricorda, figurativamente, l’allaccio di una scarpa con le due estremità in alto e in basso ( i due quinari con la stessa rima) e un doppio occhiello centrale (settenario con doppia rima, centrale e finale).
Il Nodo Corto, si differenzia dall’Haiku anche nel contenuto, che non è come nel primo caso, caratterizzato da un soggetto che riguarda sempre la natura, bensì da un tema per lo più filosofico scaturente dalla meditazione di un concetto il cui terminale sfocia in tale essenziale disciplina rimata che racchiude un pensiero ben più vasto e che spesso richiederebbe addirittura pagine su pagine per essere esplicata.
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Giuseppe Caporuscio