Manio Curio Dentato

Manio Curio Dentato fu un eroe plebeo e il suo cognome pare derivi dal fatto che, appena nato, avesse già i denti sviluppati. Viene varie volte definito da Cicerone “homo novus” per le sue umili origini; sembra che sia stato di discendenza sabina.
Il primo incarico che assunse fu quello di tribuno della plebe. Durante il suo mandato si oppose al console Appio Claudio Cieco. Fu poi eletto console insieme a Publio Cornelio Rufino e, in quello stesso anno, combatté e vinse la Terza guerra sannitica, ponendo fine ad una guerra che durava da ben 49 anni.
Nel 275 A.C. fu console per la seconda volta e sconfisse l’esercito di Pirro nella battaglia di Benevento (chiamata a quel tempo Maleventum e dopo la vittoria ribattezzata Beneventum), costringendo il sovrano greco ad abbandonare l’Italia. I festeggiamenti per questa battaglia furono incredibili, sfilarono nella città quattro elefanti di Pirro, animali sconosciuti all’epoca. Manio Curio Dentato però, si sottrasse alle onorificenze pubbliche e all’acclamazione della folla, dato il suo totale disinteresse per la fama. Proprio per questo fu da tutti riconosciuto come il prototipo dell’antico romano: invincibile, incorruttibile e non interessato al potere.
L’anno seguente, durante il suo terzo consolato, sconfisse i Lucani e celebrò un meritato trionfo. Dopo ciò si ritirò nella sua fattoria a condurre una vita dedicata alle attività agricole, ma sempre pronto a rispondere alla chiamata dello Stato in caso di necessità.
Sono descritti moltissimi altri esempi della sua probità: uno fra tutti quando, alla spartizione dei territori dopo la vittoria sui Sabini, lui volle ricevere come ricompensa la stessa quantità di terreno decretata per gli altri cittadini. Per secoli dopo la sua morte si elogiò la sua rettitudine morale, additandola come esempio per tutti i Romani.

Claudio Paoluzzi

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