Il gioco del nascondino detto anche rimpiattino o nasconnarella è certamente tra i più antichi del mondo. Si può giocare in un luogo ampio e ricco di potenziali nascondigli: in un giardino o in un bosco, in una zona pedonale in città o al limite in un parcheggio; preferibilmente in posti dove non ci si può fare male e dove si può correre in assenza di ostacoli o oggetti fragili e delicati.
Il luogo di partenza del gioco sarà un muro o un albero che servirà da “tana” o da “toppa”, da cui un giocatore prescelto conterà, chiudendo gli occhi o tenendo la testa contro il muro senza vedere, fino ad arrivare ad un numero deciso precedentemente, in modo da dare tempo agli altri giocatori di allontanarsi e trovare un nascondiglio. Finito di contare, griderà l’ultimo numero, aprirà gli occhi e inizierà a cercare: ogni volta che “chi conta” troverà un giocatore nascosto, correrà fino alla toppa e toccandola griderà ad alta voce “tana per…” e il nome di chi ha trovato, in modo che tutti lo sentano e sappiano che quel giocatore rimarrà prigioniero nella tana. II primo ad essere trovato dovrà contare nel turno successivo. Se il compito del cercatore è quello di trovare tutti i compagni nascosti, quello degli altri giocatori è di liberarsi senza farsi trovare: se un giocatore raggiungerà la toppa prima di essere visto da chi ha contato, la toccherà e si libererà dichiarando ad alta voce “tana per me”. Il cercatore dovrà quindi stare attento a presidiare anche la toppa, cercando di non allontanarsi troppo da essa, per evitare che qualcuno si auto-liberi raggiungendola e toccandola. Se l’ultimo giocatore rimasto da trovare riuscirà a raggiungere e a toccare la toppa senza essere visto, potrà liberare tutti i giocatori catturati dichiarando “tana libera tutti”, e il cercatore sarà obbligato a contare di nuovo.
Andrea Catalani